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Batte sulal schiena il sole ,batte sul
collo,
cola il sudore fino giù
macera le ossa,
la seta e i vestiti si
appiccicano addosso,
Fondono le gambe rosse e
malconce
in quel brodo caldo e in
quel fango molle,
su e giù vanno come una
spoletta
le mani gonfie e tagliuzzate:
tolgono dal riso il giavone!
Signore!com'è lontana l'ombra del salice !
Signore! sono cotta,ho
il fuoco in gola;
non viene mai quell'
acquaiolo,quello stupido!
'Giù la gobba e muovete
le mani!'
Grida come uno straccivendolo
da sopra l'argine il
sorvegliante!
Ah!che lavoraccio da cani!
'Quel mazzolin di fiori...
alé! cantiamo ragazze!'
Dal fondo della fila una voce
rauca...
Bruciano le gambe le mani sono
intorpidite,
batte forte il sole sulle
schiene abbassate,
ma manca poco a suonare
mezzogiorno,
ha ragione la capa:è
meglio cantare.
La sera sull'aia
la luce basta della luna
d'argento,
tre note di valzer di un
organino
che subito da soli vanno gambe
e piedi,
fanno la ruota le zoccole nei
ranversé.
Basta la luna,un
musicante,forse un bacio
per scacciare dal cuore e dalla
schiena
tutto il supplizio di una
giornata,
del gran tormento tutta la pena.
E domani?
Ma tra una giravolta e una
risata
domani
è un altro giorno
tanto,tanto lontano.
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