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E' la vigilia di Natale.La mia città
come Londra o Parigi è diventata:
luci per aria,luci nelle vetrine,
gente per le strade schiacciate come sardine,
carichi come asini di pacchi e scatoloni,
e un can-can che,invece che a Natale,
sembra di essere l'ultimo giorno di Carnevale.
Stasera torna il mio pensiero,lontano,
alla vigilia ,saran passati trent'anni,
di un altro Natale,l'ultimo della guerra,
il Natale più brutto visto sulla terra.
Nevicava;in giro c'era poco movimento;
strade e vetrine scure,e soldi niente.
Eravamo tanto pieni di ansia e di paure,
che non ci ricordavamo neanche di farci gli auguri.
Sotto i portici nel centro cittadino
avevano piantato, per ordine dei Crucchi,
degli altoparlanti dalla voce sgraziata
per trasmettere le notizie della città.
Erano le cinque;in giro,scuro e silenzio;
mi viene la pelle d'oca quando ci penso:
incominciano gli altoparlanti,come tutte le sere,
e dicono che,come ultimo desiderio,
una signora,ammalata senza speranza,
avrebbe piacere di sentire,nella sua stanza,
ancora una volta,almeno un pezzo
dell'intermezzo della Traviata del 'Peppino'.
Quando incominciano a suonare,che commozione!
La gente si ferma:hanno tutti un pò di magone.
Ma la signora, nel letto,lei...è contenta,
e sorride intanto che si addormenta.
E va in cielo,serena come un angelino,
accompagnata dalle note di violino.
Di bello,quaggiù,non lascia proprio niente,
soltanto odio,terrore,bombardamenti.
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Se chiudo gli occhi,se mi fermo un momentino,
sento ancora quelle note,quei violini
che suonano adagio,solo per me.
Gli altri non sentono,non possono sentire.
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