Schiza chi |
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Un
popul |
audio off-line Un popolo |
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Al
duenta poar e serv quand ill parol in fa più parol e ill smagna fra dlor. Am sóŋ acòrt ades, intant c'acord la chitara dal dialet cla perd na corda al di. Intant che a rappez la tela tarlà clè sta fata dai nostar vec con la lana d' ill nostar piegur. E a sóŋ un puvret: a go i soldi e an pos brisa spendri; a go di giujel e an pos brisa regalari a cant in tla nebia con jal taja. Un puvret che al teta dal teti sechi ad so madregna che l'all ciama fiola par torl in zir. |
Diventa povero e servo quando le parole non figliano parole e si mangiano tra di loro. Me ne accorgo ora, mentre accordo la chitarra del dialetto che perde una corda al giorno. Mentre rappezzo la tela tarmata che tesserono i nostri avi con lana di pecore siciliane. E sono povero: ho i danari e non li posso spendere; i gioielli e non li posso regalare; il canto nella gabbia con le ali tagliate. Un povero che allatta dalle mammelle aride della madre putativa, che lo chiama figlio per scherno. |
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Un
popul metal in caden spojal tapag la boca l'è ncora libar. Tirag via al lavor al pasaport la taula in doa cal magna al let in doa cal dorm, l'è ncora un sgnor. Un popul al duenta poar e serv quand i groba la lengua ricevu dai padar: l'è pers par sempar
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Un popolo mettetelo in catene spogliatelo tappategli la bocca è ancora libero. Levategli il lavoro il passaporto la tavola dove mangia il letto dove dorme, è ancora ricco. Un popolo diventa povero e servo quando gli rubano la lingua ricevuta dai padri: è perso per sempre. |
Nualtar
a
glevan
la
mama, i sla rubà; la gheva il teti a funtana ad lat e ig' bueva tuti, ades ig spuda. A se vanzà la vóœ ad lié, la cadenza, la nota basa d'la tera e dal turment: questi in si pol brisa rubar In si pol brisa rubar ma a rasten puvrit e orfan li stess.
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Noialtri l’avevamo, la
madre, ce la rubarono; aveva le mammelle a fontana di latte e ci bevvero tutti, ora ci sputano. Ci restò la voce di lei, la cadenza, la nota bassa del suono e del lamento: queste non ce le possono rubare. Non ce le possono rubare, ma restiamo poveri e orfani lo stesso.
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